27/02/2018 di Luca Borneo

Crowdfunding e sport: l'esperienza di Borgo Tuliero

Gioco di squadra, fantasia e determinazione sono i tratti distintivi di tutte le grandi squadre di calcio. Barcellona, Real Madrid, Milan, Borgo Tuliero… Borgo Tuliero? Sì, proprio così! Alle porte di Faenza si trova infatti una piccola realtà sportiva capace di ottenere un grandissimo risultato con il crowdfunding: 15.995 euro raccolti, 150 sostenitori e 229% dell’obiettivo raggiunto! Una campagna nata per ampliare gli spogliatoi a disposizione dei bambini e ragazzi giallo-verdi e che ha permesso di raccogliere anche parte dei fondi necessari a pavimentare con l’erba sintetica il campo da calcetto della squadra. Dennis Ricci, che ha gestito la campagna come un vero Mister, ci ha raccontato i segreti dell’ASD Borgo Tuliero.

Come è nata la decisione di cimentarsi in una campagna di crowdfunding? 

La decisione è nata un po' per caso. In famiglia ho sempre parlato delle difficoltà per una piccola associazione sportiva come il Borgo Tuliero di trovare i finanziamenti necessari non solo per la gestione ordinaria ma soprattutto per fare qualche piccolo investimento. Una sera a cena mia moglie mi ha detto: “Perché non provate a raccogliere i fondi attraverso una campagna di crowdfunding?”. Ovviamente in casa se ne era parlato perché La BCC, con la vostra collaborazione, aveva deciso di sposare questo metodo di raccolta e collaborazione con la comunità. Da lì poi ne ho parlato al primo Consiglio Direttivo utile dell'associazione e tra mille dubbi e paure siamo partiti!

Quando ci siamo incontrati per discutere del vostro progetto non eri solo. Come hai organizzato la tua squadra di collaboratori?

Dapprima ho cercato di individuare almeno due o tre persone di fiducia, giovani e con mente aperta per condividere ogni passo di questa avventura. Ho creato un gruppo su whatsapp di 4 persone (me compreso) e poi ho iniziato ad impostare il lavoro partendo dal progetto, le idee per le ricompense, il piano editoriale, l'individuazione dei potenziali donatori e il coinvolgimento di tutto il Consiglio Direttivo. Ho cercato di rendere consapevoli tutti che solamente credendoci, spendendo tutti insieme un po' della propria credibilità e del proprio tempo si sarebbe potuto raggiungere il risultato. Diciamo che è stato fondamentale dividerci i compiti e mantenere un ruolo di coordinamento della squadra di collaboratori.

La ricompensa più gettonata è stata la possibilità per ogni donatore di apporre il proprio nome su una delle piastrelle dei nuovi spogliatoi. Come ha risposto la vostra community al crowdfunding?

All'inizio c'era molto scetticismo, anche nel Consiglio Direttivo dell'associazione. Poi il passo fondamentale per iniziare bene è stato quello di presentare il progetto durante una serata conviviale dove hanno partecipato 150 persone: in quell'occasione abbiamo proiettato il video di presentazione e ho tenuto un discorso di “incitamento alla partecipazione”. Poi ho inviato a tutti i giornali la comunicazione del nostro progetto e il nostro video. Il giorno successivo a Faenza non si parlava d'altro... La piastrella è stata un'ottima idea che tra poco andremo a tramutare in concreto con la creazione della Walk of Fame su una parete esterna degli spogliatoi ristrutturati. Serviva qualcosa che ci distinguesse e diciamo che ho tratto l'ispirazione dalle “rane colorate” di un altro progetto di cui mi aveva parlato Ginger (Un passo per San Luca ndr).

In una campagna di raccolta fondi, così come durante una partita di calcio, i momenti di entusiasmo si alternano a quelli di difficoltà. È stato così anche per voi? Quali sono stati i momenti più complicati e quali invece quelli più esaltanti?

Sì, per fortuna però più i momenti di entusiasmo rispetto a quelli di difficoltà. Diciamo che all'inizio la paura di fallire è stata tanta. La difficoltà più grande è stata quella di preparare il video di presentazione senza spendere un euro (scrivere la “sceneggiatura”, girare le scene, ecc). Poi il progetto è partito subito con molte donazioni e nel giro di poche settimane abbiamo centrato l'obiettivo. E' lì che abbiamo capito che potevamo fare molto di più. E così è stato. I momenti esaltanti sono stati tutti quelli in cui abbiamo visto partecipare i donatori; 150 non ce li saremmo mai aspettati. Ma soprattutto l'entusiamo che piano piano si è venuto a creare ed è andato in un continuo crescendo. Tutti coloro che gravitavano intorno all'associazione si sono sentiti partecipi del progetto anche se non l'avevano ideato e costruito.  

In una manciata di parole, cos’è per te il crowdfunding? 

È un'occasione non solo per raccogliere soldi ma anche per coinvolgere la comunità e spingere tante persone ad occuparsi e a spendersi per il bene comune. Con alcuni amici ho detto questo: se fossimo andati casa per casa a chiedere soldi per gli spogliatoi dei bambini nessuno ce li avrebbe dati o comunque sarebbe stato complicatissimo, i risultati in termini numerici scarsi e molti avrebbero parlato male di noi, non comprendendo appieno il nostro spirito e la nostra finalità.  Con il crowdfunding siamo riusciti a creare una storia, vera e sincera, tanto da fare in modo che fossero gli altri ad arrivare da noi e a parlare bene del progetto facendosene a loro volta promotori.