Anna Kauber è una paesaggista parmense che ha deciso di raccontare la storia di tantissime donne pastore che vivono in Italia. Donne le cui storie sono spesso poco conosciute e a cui la regista, insieme a Solares Fondazione delle Arti, ha voluto dar voce realizzando il documentario In questo mondo. La pellicola era quasi pronta e mancavano solamente i fondi per completarne il montaggio, realizzarne la colonna sonora e aggiungervi i sottotitoli. Come fare per raccogliere le risorse necessarie? Semplice, con una campagna di crowdfunding!
In Questo Mondo... Diamo Voce Alle Donne Pastore! ha coinvolto oltre 260 donatori permettendo di raggiungere il 111% dell'obiettivo e consentendo quindi al progetto di raccogliere più di 16.700 euro. Abbiamo chiesto qualche consiglio e suggerimento alle progettiste dell'iniziativa, Laura Borrini e Maura della Noce di Solares Fondazione delle Arti.
Abbiamo deciso di fare una campagna di crowdfunding perché in molti chiedevano la disponibilità della regista a organizzare eventi per conoscere il documentario, quindi partendo da una rete di contatti che avevamo già creato durante la realizzazione del documentario, e sfruttando per lo più il canale social della pagina Facebook, siamo riuscite ad arrivare, in poco tempo a molti follower che, tramite il passaparola hanno iniziato a sostenere il progetto.
Sicuramente il medium del social network ci ha aiutato ad arrivare a un vasto numero di sostenitori, ma è stato un aiuto determinate anche l’assiduo contatto mail e le telefonate alle istituzioni, a cui abbiamo chiesto, oltre al sostegno anche di condividere la notizia.
I potenziali sostenitori li abbiamo individuati in tutti quei gruppi di addetti ai lavori che potevano essere interessati alla tematica del nostro documentario. Molti contatti di vari esponenti regionali, comunali, provinciali erano già in corso all'epoca dell’inizio della campagna. Da li, grazie ad un importante passaparola, e alla pagina Facebook siamo riusciti ad arrivare a toccare molte persone sensibili all'argomento.
Sicuramente il passaparola nato dal crowdfunding ha permesso di ampliare la comunicazione del documentario in un momento in cui non se ne sarebbe saputo molto, se non nel campo degli addetti ai lavori. Questo ci ha permesso di arrivare ad essere contattati anche da programmi TV e testate giornalistiche nazionali, che potranno essere contatti buoni al momento del lancio del documentario.
È stata un’esperienza molto impegnativa, nei mesi che interessano la campagna, una persona dovrebbe dedicare buona parte delle sue ore a lavorare quasi esclusivamente sul crowdfunding. Fortunatamente eravamo in due, e questo ci ha permesso di alternarci un po’, ma a livello di tempi e risorse… Sicuramente è da tenere in conto l’impegno quasi totalizzante. Sicuramente abbiamo raccolto un bel gruppo di “amici” del progetto che ci segue e ci sostiene al di la della campagna.
Stiamo ultimando il montaggio e stiamo iscrivendo il documentario ad importanti festival internazionali. Quanto raccolto con il crowdfunding è solo una piccola parte rispetto ai costi da sostenere per la produzione di un documentario, quindi siamo sempre alla ricerca di sponsor e sostenitori.
Il crowdfunding per noi è un’esperienza totalizzante che ci ha messo in gioco a livello di creatività, in quanto ogni giorno è necessario pubblicare un nuovo post, farsi venire in mente possibili collaboratori e scrivere continuamente newsletter a gruppi di settore. È stata sicuramente una bella soddisfazione vedere che, come prima esperienza, abbiamo raggiunto l’obbiettivo e superato.
A tu per tu...