27/03/2014 di Idea Ginger

Quando il teatro abbraccia il crowdfunding.

Si sa, la produzione di uno spettacolo teatrale è un’attività riservata a pochi. Ne siete proprio sicuri? La Corte Ospitale, centro di produzione teatrale di Rubiera (RE), ha infatti intrapreso su GINGER una campagna di crowdfunding volta alla produzione di Vocazione, il prossimo spettacolo di Danio Manfredini, la cui prima dovrebbe andare in scena a luglio 2014, all’interno del Festival di Santarcangelo. Il Gingerino ha incontrato la Corte Ospitale e Danio Manfredini, che ci hanno presentato il loro progetto.


Quali sono i tratti caratteristici della Corte Ospitale? Dove affondano le vostre radici e quali obiettivi vi ponete?

La Corte Ospitale è un centro di produzione teatrale attento ai nuovi linguaggi della scena contemporanea. Ci occupiamo di spettacoli teatrali, ne seguiamo le diverse tappe di vita, dalla creazione artistica, all’allestimento, fino alla distribuzione e circuitazione nel mercato teatrale italiano. Paolo Rossi, Danio Manfredini, Oscar De Summa e Giuliana Musso costituiscono il nucleo della nostra proposta: ad essi se ne aggiungono altri di cui, in diversi modi, accompagniamo il percorso artistico e di produzione. Di base però abbiamo una forte vocazione residenziale: abbiamo sede in un complesso residenziale del XVI secolo, L’Ospitale di Rubiera, un tempo luogo di ristoro e cure per i pellegrini in viaggio verso Roma, oggi luogo di produzione artistica. Ospitiamo compagnie e artisti in residenza per lo sviluppo di progetti e spettacoli teatrali, i nostri spazi sono aperti tutto l’anno, siamo un cantiere, una fucina creativa, un luogo in cui la concentrazione, il dialogo e il confronto tra gli artisti, nonché la disponibilità di spazi attrezzati, sono elementi preziosi che insieme contribuiscono a veicolare la creazione.

In che modo è nata l’idea di ricorrere al crowdfunding per la produzione dello spettacolo Vocazione di Danio Manfredini?

Crediamo di avere sperimentato nel corso di questi ultimi anni di lavoro processi organizzativi e economici virtuosi, che ci hanno permesso, anche in questi tempi difficili, di proseguire nel nostro lavoro, di rilanciare l’attività, di generare meccanismi positivi che hanno alimentato la circuitazione della nostra proposta e di conseguenza la nostra possibilità produttiva.

Di fronte all’esigenza artistica di Danio, uno tra i nostri artisti più cari, di produrre un nuovo spettacolo, ne abbiamo verificato la sostenibilità economica. È evidente che il budget di produzione di un allestimento teatrale in generale (e di un allestimento di Manfredini in particolare) supera di gran lunga la cifra che ci siamo prefissati come obiettivo da raggiungere con la campagna di crowdfunding. Per noi però, ricorrere al crowdfunding per un progetto teatrale, accanto al contributo economico che sicuramente ci aiuta a realizzare una parte del lavoro, significa trovare un allineamento tra l’innovazione che portiamo avanti nel processo produttivo e nella scelta degli artisti con cui collaboriamo, e un processo innovativo (quale è ancora oggi il crowdfunding in Italia) di reperimento dei fondi necessari alla realizzazione del progetto.

Perché proprio Danio Manfredini?

Danio è un artista molto amato dal pubblico: in questi ultimi anni ha svolto un’attività capillare di formazione, a contatto diretto con allievi di diverse città italiane. Pur non essendo un artista che si espone, che si racconta, che ama la visibilità (è artista più riservato, che preferisce la concentrazione del lavoro in sala) può contare sulla stima di amici, colleghi e allievi che gli riconoscono un ruolo di maestro della scena contemporanea. Abbiamo pensato a lui proprio contando su questo riconoscimento che gli viene dal mondo teatrale in generale: crediamo che i suoi estimatori abbiano piacere di contribuire al suo lavoro.

Che differenza c'è, se c'è, tra una persona che decide di sostenere il progetto via crowdfunding e una che decide di farlo acquistando un biglietto il giorno stesso della rappresentazione?

Crediamo che la differenza stia nell’adesione al progetto, nel sentire di avere contribuito alla realizzazione dello spettacolo. Abbiamo cercato di far passare il messaggio che chi ci aiuta oggi (perché è oggi che abbiamo bisogno di questo sostegno economico, non quando lo spettacolo ci sarà già, in quel momento saremo sostenuti dalla vendita, ci auguriamo) sarà ancora più caro ai nostri occhi e riceverà un ringraziamento particolare.

Le ricompense del progetto sono molto peculiari e si rivolgono sia ai singoli che a chi volesse entrare nella produzione stessa dello spettacolo, potete dirci qualcosa in merito? Come le avete ideate?

Ragionando sulle ricompense, abbiamo pensato di diversificare la proposta con l’attenzione sempre a dare a chi ci sostiene un oggetto o un’opportunità che racconti lo spettacolo.

Si tratta di ricompense uniche che, a parte pochi casi, non hanno un vero e proprio valore commerciale. Possedere un acquerello di Danio, assistere a una giornata di prove sono, nell’immaginario di tutti, veri e propri privilegi, sono un’apertura non usuale del lavoro, una condivisione che Danio fa volentieri nei confronti di chi sostiene oggi il suo lavoro. A queste piccole ricompense abbiamo aggiunto la ricompensa “diventa produttore”: a fronte di un sostegno economico importante, offriamo, soprattutto ai nostri colleghi, l’opportunità di affiancarci nel processo produttivo. Abbiamo pensato che sicuramente ci sono in Italia enti, strutture e associazioni che vorrebbero sostenere in qualche modo Danio perché ne stimano il lavoro, ma non hanno i mezzi complessivi per farlo. A loro ci rivolgiamo perché insieme a noi possano partecipare a questo viaggio.

Mettendo da parte gli aspetti economici, ritenete che una produzione teatrale possa ricevere ulteriori benefici dal ricorso al crowdfunding? Se sì, quali?

Crediamo che il valore aggiunto di questa campagna di crowdfunding sia che permette di dare visibilità al progetto prima che sia finito, fa sì che se ne parli in anticipo rispetto ai tempi consueti e, in qualche modo, aiuta a sostenere la vendita sulla prossima stagione; perché quando uno spettacolo è prodotto, è finito, ed è lì che comincia la sua vera vita.




Ha appena preso il via la terza sessione di prove di Vocazione presso gli spazi della Corte Ospitale. Danio, a che punto sei della creazione? Su cosa stai lavorando in questi giorni?

Sono in un momento molto delicato. Sto smontando tutto quello che ho costruito fino ad ora: le prove che abbiamo fatto, in parte anche in vista degli ultimi due appuntamenti con il pubblico, gli studi di febbraio e marzo a Parma e a Sogliano sul Rubicone, erano orientate alla lavorazione dei testi del repertorio che ho scelto e che raccontano la vita dell’attore.  Abbiamo montato questi testi insieme, in una partitura che potesse reggere questo primo confronto con il pubblico e mi pare che il risultato possa considerarsi buono, le serate hanno funzionato, ho avuto riscontri positivi e anche commossi da parte di amici, colleghi e del pubblico stesso.

Ora ci stiamo concentrando sulla scrittura di quadri nuovi, che in parte riguardano anche la mia vita, e che, cuciti insieme ai testi del repertorio, costituiranno la drammaturgia completa di questo mio lavoro. La materia che tratto è complessa, mi costringe a un viaggio nella mia vita, personale  e professionale, a ricercare le radici della mia “vocazione”. Questa mia scrittura sarà affiancata alla scrittura indiscutibilmente perfetta dei frammenti del repertorio che ho scelto. Devo studiare e capire come far coesistere i due livelli drammaturgici: sono a questo punto del lavoro.

Insomma, il lavoro per la preparazione di Vocazione freme, l’opportunità di partecipare alla messa in scena del prossimo lavoro di Danio Manfredini è tanto unica quanto preziosa, lasciarsela scappare sarebbe un vero peccato. Qui trovate la sezione di GINGER dedicata al progetto, produrre uno spettacolo teatrale non è mai stato così facile.


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