12/10/2018 di Luca Borneo

Il crowdfunding è la via da esplorare per le cooperative sociali, parola di Kara Bobowski

Modigliana è un piccolo paese dell’entroterra forlivese la cui comunità ha dato prova di grande coesione e sensibilità sostenendo Il club delle mamme, la campagna di crowdfunding lanciata dalla Cooperativa Sociale Kara Bobowski. Obiettivo del progetto era la raccolta dei 3.000 euro necessari all’acquisto di arredi e giochi per allestire uno spazio, “Il club delle mamme” appunto, dedicato a tutte le mamme di Modigliana e dove far giocare i bimbi, incontrare altre mamme, partecipare a laboratori, allattare o anche solo cambiare al volo un pannolino. Risultato finale? Più di 5.000 euro raccolti e ben 210 sostenitori coinvolti! Simona Carloni, responsabile comunicazione e progettazione di Kara Bobowski, ci ha raccontato come ha sviluppato un progetto così efficace.

Cominciamo dall’inizio: come è nata la decisione di lanciare una campagna di crowdfunding e quali sono stati i vostri primi passi operativi?

Da tempo avevamo sentito parlare di crowdfunding ma non avevamo mai approfondito la cosa. A marzo 2018 abbiamo colto al volo l’opportunità di partecipare ad un corso organizzato a Faenza da La BCC ravennate forlivese e imolese in collaborazione con Ginger. Ci si è aperto un mondo. Abbiamo capito che il crowdfunding non era qualcosa solo alla portata di esperti. Al contrario, poteva essere uno strumento adatto anche ad una piccola cooperativa come la nostra. In quel periodo avevamo in mente di avviare un nuovo servizio in favore di mamme e bimbi, quindi il momento era propizio e ci siamo subito messi in moto per pianificare la nostra prima campagna. Il colloquio con gli esperti di Ginger è stato fondamentale per dirigere i nostri passi sulla strada giusta.


Quali sono stati gli elementi di novità introdotti con questo progetto rispetto alle vostre precedenti esperienze di raccolta fondi?

Decidere di coinvolgerci in una campagna di crowdfunding ha significato cambiare totalmente il nostro approccio. Prima, raccogliere fondi per noi significava principalmente scrivere progetti per partecipare a bandi a livello locale, regionale, nazionale o europeo che potessero contribuire a finanziare attività a beneficio della comunità e delle persone di cui ci prendiamo cura. La collettività, dunque, era la beneficiaria finale di un progetto ideato da uno o più esperti della Cooperativa e finanziato da un ente pubblico o privato.

Nella campagna di crowdfunding, invece, la collettività in generale e i potenziali beneficiari hanno rivestito un ruolo da protagonisti. Sono stati loro il motore di tutto, la parte attiva dell’intero processo e sono stati loro, con le loro donazioni, a decretare il successo del progetto. A noi è spettato il compito di lanciare l’idea, spiegare, incuriosire, coinvolgere, spronare, stimolare e mantenere viva l’attenzione.

Quale strategia avete adottato per promuovere il progetto e coinvolgere la comunità di Modigliana?

Innanzitutto siamo partiti dalla nostra cooperativa, spiegando l’idea a tutti i soci e dipendenti. In seguito siamo passati ai nostri contatti personali e professionali, raggiunti a voce, via WhatsApp o mail.

Poi è stata la volta della comunità. Modigliana è una piccola cittadina, per cui abbiamo privilegiato una promozione diretta del progetto tramite manifesti e locandine. In numerosi esercizi commerciali abbiamo lasciato delle bottiglie-salvadanaio e volantini informativi sul progetto, in modo che la donazione, anche di piccolissime cifre, fosse alla portata di più persone possibile.

Abbiamo puntato anche su alcuni eventi in grado di richiamare un certo numero di persone come la festa annuale della Cooperativa, la festa della locale società di rugby e aperture straordinarie del nostro mercatino di abbigliamento di seconda mano.

Accanto a queste azioni offline, lo strumento social di cui ci siamo serviti è stato Facebook, con la pubblicazione regolare di post per raggiungere la nostra community online e contare su di loro per la condivisione e diffusione delle informazioni.

Tra i vostri sostenitori compaiono tante persone e anche molte realtà produttive o commerciali del vostro territorio. In che modo il crowdfunding vi ha aiutato nei rapporti con gli sponsor?

Ad essere sinceri, non abbiamo mai pensato ai nostri sostenitori come a degli sponsor, nemmeno nel caso di realtà produttive o commerciali. Tutti per noi sono stati sullo stesso piano, dal bimbo che ha messo mano al proprio salvadanaio alla grande azienda privata. Ciascuno è stato una parte importante di un’esperienza di solidarietà collettiva.

Certamente, il crowdfunding ci ha aiutato a mitigare un certo timore reverenziale a chiedere esplicitamente una donazione.

Cosa vi ha lasciato questa esperienza oltre i fondi raccolti?

Sicuramente una nuova consapevolezza. Abbiamo capito che le strade della raccolta fondi sono più variegate di quanto pensassimo. Abbiamo avuto conferma di quanto possiamo contare sulla nostra rete di amici e contatti personali e professionali, ma abbiamo anche scoperto con piacere di avere qualche sostenitore insospettabile.

E si è rafforzata in noi la convinzione che Insieme si Può.

Quali pensi possano essere le potenzialità del crowdfunding per una cooperativa sociale? Che consigli daresti a una realtà simile a Kara Bobowski?

Il crowdfunding è senza dubbio una via da esplorare per le cooperative sociali. Siete piccole o medie realtà e come noi operate in un contesto non troppo ampio? Sicuramente vi conoscono e comunque potete raggiungere agevolmente il vostro pubblico per coinvolgerlo nel vostro progetto. E il passaparola funzionerà più velocemente. Siete grandi cooperative o il vostro raggio d’azione è ampio? Allora avete dalla vostra parte i numeri dei potenziali sostenitori. Dovete solo capire come coinvolgerli al meglio.

Se la campagna non andasse subito a buon fine, una riflessione serena sulle motivazioni sarà sicuramente utile per ripartire con maggiore consapevolezza e rinnovato slancio. In ogni caso, il mio consiglio è quello di provarci… si possono avere piacevoli sorprese.


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