12/02/2020 di Luca Borneo

Il futuro dei bimbi sulla loro testa: una campagna di crowdfunding da manuale!

Alcune campagne di crowdfunding rasentano praticamente la perfezione. Il futuro dei bimbi sulla loro testa, lanciata dall’Associazione Casa di Palma per rimuovere l’amianto dal tetto di una scuola elementare a Capo Verde è una di questa.

Non è tanto una questione di quanti fondi sono stati raccolti, che comunque in questo caso sono stati ben oltre 6.700 euro grazie a quasi 200 donatori, quanto un insieme di tanti altri fattori che hanno caratterizzato l’iniziativa. Parlo per esempio di come è stata preparata la campagna, dell’approccio mentale del progettista e di come è stata comunicata la raccolta fondi. Mi spiego meglio, anzi lascio che lo faccia direttamente a Giulia Amadori, responsabile della raccolta fondi.

Giulia questa era la prima esperienza di crowdfunding, come avete preparato la campagna e come vi siete ripartiti i compiti all’interno dell’associazione?

Si è stata la prima esperienza di crowdfunding. Abbiamo preparato la campagna approcciando questo percorso come un piccolo progetto, ci siamo totalmente affidati ai consigli di Luca Borneo di Ginger, che ci ha spiegato l’importanza della definizione di obiettivi, strumenti per raggiungerli e definizione di tutte le attività a supporto della campagna.

Abbiamo cercato di valorizzare al massimo le risorse di ogni socio dividendoci i compiti in base alle inclinazioni personali di ognuno. Per esempio i soci meno abituati ad interfacciarsi con il mondo digitale hanno curato gli eventi che avevamo programmato durante la campagna oppure si sono occupati della preparazione operativa delle ricompense.

Pronti via e in poco più di tre settimane avete raggiunto il vostro obiettivo iniziale di 4.400 euro. Quale è stato il segreto di una partenza bruciante?

Quello che si vede on line è la parte finale di un piccolo progetto che deve avere una sua struttura, definire obiettivi ruoli e vari step, necessari al raggiungimento dell’obiettivo. Ginger ci ha affiancato e supportato anche in tutta questa fase che è sicuramente la più importante e propedeutica al raggiungimento dell’obiettivo finale. Non ho idea di come funzioni con le altre piattaforme ma Ginger non si occupa solo di supportare il progettista quando è on line, lo affianca nella costruzione del progetto, in tutto il lavoro di strategia che si fa prima, che si può fare anche con la carta la penna e un approccio strutturato e metodico, io credo che questo non sia un dettaglio ma “la chiave”.

Si può stare sulla spiaggia aspettando il vento e quando il vento arriva, iniziare in fretta e furia a costruire una barchetta per poi buttarsi in mezzo al mare e affrontare le onde. Oppure si può stare sulla spiaggia aspettando il vento e intanto iniziare a costruire una barca scegliendo il materiale più adatto al vento che entrerà, definendo la rotta che si vuole percorrere, cercando le previsioni su come si sposterà il vento una volta entrato. Noi eravamo pronti quando il vento è entrato, erano pronti i nostri più attivi sostenitori, credo sia questo il segreto, la definizione di una strategia affidandosi a professionisti del settore.


Durante la raccolta fondi siete stati molto costanti anche nella comunicazione social, la strategia ha pagato? Come ti sei organizzata per gestire il lavoro?

Luca Borneo mi ha suggerito i tempi e i modi per impostare la campagna, con quale frequenza uscire sui social, con quale modalità e con quali strumenti. Si ti confermo che ha pagato. Noi abbiamo solo una pagina Facebook, ho quindi preparato un calendario stabilendo prima quando uscire con post sul social e cosa pubblicare fra foto, video, o anche semplici inviti a donare, magari associandoli a frasi d’effetto. Ho condiviso il mio calendario con Luca e successivamente ho creato prima del lancio della campagna tutti i post da pubblicare e impostato su fb la pubblicazione nei giorni stabiliti. I giorni in cui sapevo che i post sarebbero andati on line ho chiesto ai soci presenti su Facebook e ai nostri sostenitori più attivi, la massima condivisione e divulgazione. Questa preparazione ha semplificato molto durante la campagna il lavoro sui social, in questo modo era già tutto pronto e noi soci ci siamo potuti concentrare su un altro livello di comunicazione: abbiamo raccontato e parlato tanto alle persone che abbiamo incontrato di persona e fisicamente durante tutta la campagna, che cosa stava accadendo.

In fondo siamo tutti circondati ogni giorno da decine di potenziali sostenitori anche nella vita reale, non solo sul web. Mi sono resa conto che incontrare una persona, raccontarle del progetto e subito dopo avere un link da inviare per entrare nel concreto, vale tanto!

Quali consigli daresti a una piccola associazione che deve preparare una campagna di crowdfunding?

Sicuramente di affidarsi a professionisti del settore come i consulenti di Ginger, inoltre di essere i primi sostenitori del proprio progetto, solo cercando dentro se stessi le motivazioni che spingono a credere nel progetto, si può riuscire a “contagiare” anche i potenziali sostenitori.

Quale è stato il momento più entusiasmante della campagna?

Vedere che avevamo raggiunto 4.400 euro e quindi che a breve avremmo eliminato l’amianto dal tetto della scuola per il futuro dei bimbi che la frequentano.

P.S.: mi sono divertita moltissimo anche a girare e montare il video, quando l’ho visto “finito” ero contentissima, ma è una considerazione molto personale ;)

Vi siete imbattuti in qualche imprevisto? Se sì, come lo avete risolto?

Abbiamo avuto diverse difficoltà ad avere il materiale necessario per le ricompense. A Maio (Capo Verde n.d.r.) anche solo inviare un video, una foto o un disegno significa avere uno smartphone e denaro per avere wi fi o rete dati. È stato un dettaglio sul quale non avevo riflettuto abbastanza quando ho scelto le ricompense. Anche colori e fogli per un disegno non sono scontati per loro. I destinatari di questa campagna a malapena hanno una casa, non riescono a comprendere la pericolosità dell’amianto e cosa è stato fatto in Italia per la loro scuola.

Ci sono voluti mesi per avere i video e le foto e abbiamo dovuto chiedere a più persone diverse, scartare materiale che ci è stato inviato perché privo di audio o con una definizione pessima. Abbiamo iniziato a raccogliere il materiale per le ricompense una settimana prima del lancio della campagna e siamo riusciti ad ottenerlo solo una settimana dopo la sua chiusura. La campagna è durata più di due mesi. Diciamo che abbiamo risolto il problema facendo intervenire quello che forse è il portatore d’interesse “finanziario” principale a Maio, e cioè l’impresa che eseguirà i lavori di ristrutturazione.

Potendo usare solo un pugno di parole, come concluderesti la frase “Il crowdfunding è..."

Una grande opportunità per promuovere un’idea in un luogo facilmente raggiungibile da tutti, forse oggi il più facilmente raggiungibile da tutti.

A tu per tu...